Pabellón de la República Bolivariana de Venezuala en la 18° Exhibición Internacional de Arquitectura La Biennale di Venezia

CIUDAD UNIVERSITARIA DE CARACAS

PATRIMONIO UNIVERSALE IN RESTAURO

UNIVERSIDAD CENTRAL DE VENEZUELA

La Ciudad Universitaria de Caracas, sede dell’Università Centrale del Venezuela, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2000 per “rappresentare un’opera d’arte del genio creativo umano” ed “essere un esempio eccezionale di un complesso architettonico significativo per la storia dell’umanità”, sia per i suoi edifici, l’urbanistica, sia per la sua integrazione con la natura e l’arte moderna.

Costituisce un eccezionale valore universale, che come tale trascende i confini del nostro Paese per il suo interesse per le generazioni presenti e future di tutta l’umanità.

 

Il Venezuela partecipa a questo “Laboratorio del Futuro”, una proposta della Biennale di Architettura 2023, diventando un nuovo centro di produzione di conoscenza, dove si costruiscono nuove narrazioni, strumenti, spazi e proposte architettoniche che offrono la possibilità di costruire una società migliore.

 

Accettiamo la sfida proposta, desiderando condividere l’apprendimento e l’esperienza acquisita nel recupero professionale di questi monumenti storici dell’architettura moderna.

 

 

ll principale campus di Caracas dell’Università Centrale del Venezuela (UCV) conta attualmente 100 edifici destinati ad ospitare nove facoltà, varie unità amministrative e di ricerca, servizi culturali, sportivi e ospedalieri, 108 opere d’arte e 92 ettari di aree verdi, il cui recupero e manutenzione ha motivato il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro Moros, a creare la Commissione presidenziale per il restauro dell’UCV, composta da squadre di professionisti, consulenti e ispettori provenienti da diversi settori come restauro, paesaggistica, ingegneria, restauro e manutenzione di opere d’arte.

 

La mostra che presentiamo a questa Biennale di Venezia – Architettura 2023 è un esempio di quanto è stato fatto in 20 mesi di lavoro, “aiutando a immaginare un futuro comune, più equo e ottimista”.

 

Il campus della Città Universitaria di Caracas C.U.C. sede dell’Università Centrale del Venezuela ha:

164 ha di superficie di cui 95 h sono verdi.

Un giardino botanico.

L’Ospedale Clinico Universitario.

100 edifici collegati tra loro con 2 km di corridoi coperti.

108 opere d’arte integrate nella sua architettura

È un centro di istruzione superiore completo in cui centinaia di studenti, professori, dipendenti e cittadini vivono quotidianamente nelle sue strutture accademiche, di ricerca e divulgazione, culturali, sportive e di assistenza medica.

 

Il progetto di restauro del patrimonio in fase di sviluppo è portato avanti da 150 professionisti specializzati, alcuni di loro lavorano come consulenti, altri come ispettori, questo gruppo composto da architetti e ingegneri dell’Università Centrale del Venezuela,  collaborano con rinomate aziende nell’area della costruzione.

 

Questo progetto prevede demolizioni controllate, ricostruzioni conformi al progetto originario del CUC, recupero degli spazi e della destinazione d’uso per cui sono stati creati, rifacimento degli arredi delle aule, dell’anfiteatro e dei laboratori, studio dei colori e loro applicazione ove opportuno, nonché il recupero del paesaggio originale.

 

 

I lavori di restauro e manutenzione sono attualmente in corso in 63 dei 100 edifici esistenti nella Ciudad Universitaria de Caracas, tra cui l’Ospedale Universitario, in 3 spazi pubblici: la Plaza del Rectorado, la Plaza Cubierta e la Plaza Jorge Rodríguez (popolarmente chiamata “terra di nessuno”), negli impianti sportivi e intensamente nel paesaggio del complesso.

 

CIUDAD UNIVERSITARIA DE CARACAS 1943/1972

All’inizio degli anni ’40, il governo venezuelano, presieduto da Isaías Medina Angarita, decise di costruire la Ciudad Universitaria de Caracas. Per questo motivo, nel 1943 fu creato l’Istituto della Città Universitaria e, per la costruzione di questo nuovo complesso, furono acquisiti i 220 ettari della Hacienda Ibarra, situata a quel tempo nella periferia della città.

Il 5 gennaio 1944, Villanueva presentò la sua prima proposta progettuale per il complesso della Città Universitaria di Caracas. Influenzato dalla sua formazione accademica, utilizza riferimenti neoclassici inserendo un asse compositivo con l’Ospedale Universitario a ovest e lo Stadio Olimpico a est.

Con una nuova proposta dello stesso anno, il 1944, decise di ricollocare i diversi edifici del complesso utilizzando ancora l’asse compositivo iniziale.

Adegua progressivamente la sua concezione di complesso ricorrendo a riferimenti presenti nella modernità (in Le Corbusier e nella vibrante architettura brasiliana) finché nel 1962, dopo aver riconsiderato “il clima, i venti, la pioggia e il paesaggio, la geologia, la vegetazione, la luce, la scala e il tema ambientale”, ci dà questo magnifico complesso dove solo l’ubicazione dell’Ospedale Clinico e degli stadi sportivi sono stati mantenuti dalla proposta iniziale, creando la magnifica opera architettonica che è.

Di conseguenza, per l’unicità della sua urbanistica, architettura e arte, l’UNESCO nel 2000 ha riconosciuto e registrato il complesso come Patrimonio dell’Umanità.

I progetti di recupero e manutenzione attualmente in fase di sviluppo presso la Ciudad Universitaria de Caracas includono:

 

I tre spazi pubblici: la Plaza del Rectorado, la Plaza Cubierta e la Plaza Jorge Rodríguez (popolarmente conosciuta come “Terra di nessuno”)

I 5 ingressi dell’università

2 km di portici coperti

22,5 km di strade interne (di cui 40 rampe ad accessibilità universale sui marciapiedi)

 

Lavori in 46 edifici (di cui 31 destinati all’insegnamento e alla ricerca):

541 aule, 154 laboratori, 5 anfiteatri, 12 laboratori, 248 uffici e cabine insegnanti e 275 bagni.

In aggiunta, sono state recuperate le strutture del Complesso di Piscine e Palestre, i campi da tennis e un’opera d’arte all’Istituto Tecnico Industriale.

 

Negli spazi interni sono state collocate 28.203 luminarie, mentre nelle aree esterne 1.724 tra riflettori e luminarie. Sono stati recuperati 152.741 mq di appartamenti.

Per quanto riguarda la decorazione del complesso universitario, sono stati istallati 67.000 mq di erba e piante ornamentali, sono state effettuate potature e trattamenti fitosanitari su 6.870 alberi, è stato collocato un nuovo impianto di irrigazione di 1.600 metri e sono stati trapiantati 79 tra alberi e chaguaramos.

 

Ospedale Clinico Universitario

Il restauro completo dell’ospedale sta attualmente proseguendo, è difficile perché deve essere realizzato mentre il centro sanitario resta in funzione. La complessa progettazione e programmazione dei lavori ha già consentito di ripristinare, secondo il progetto originario di Villanueva, diversi padiglioni, studi medici, servizi sanitari, passaggi interni, facciate e terrazzi.

1/2 Due stanze del Padiglione infantile restaurate con i colori e le lampade originali

3. Veduta generale del Padiglione di Degenza infantile, sullo sfondo la postazione degli infermieri

4. Il corridoio interno del Padiglione infantile

5/6. Un consultorio e una scala interna dell’ospedale

7/8 Sala colloqui per pazienti psichiatrici

9/10. Interventi nei corridoi e negli spazi esterni dell’edificio

11. Veduta di una terrazza di un piano dell’Ospedale Clínico Universitario.

12. Accesso principale all’ospedale che coincide con l’originario asse di composizione del campus utilizzato dal Maestro Villanueva, e lo unisce attraverso un passaggio sotterraneo al complesso degli edifici della Facoltà di Medicina

 

OSPEDALE CLINICO UNIVERSITARIO

Uno dei primi edifici progettati per la CUC fu l’Ospedale Universitario, che tra il 1944 e il 1945 fu progressivamente definito dal Maestro Carlos Raúl Villanueva in collaborazione con lo studio Pardo, Proctor, Freeman & Mueser Consultants, R. Ponton e Thomas E. Martín , Armando Vega e Hernan De Las Casas.

L’ospedale è stato aperto nel 1955, con 1.250 posti letto (successivamente ampliati a 1.658). L’edificio è composto da 14 piani e due soppalchi, 10 ascensori e due montacarichi, 4 rampe, 6 sale operatorie con illuminazione zenitale e cupole di osservazione per medici e studenti, una farmacia per ogni piano, una cucina centralizzata (che serve 3.500 pasti al giorno), una lavanderia.

L’intero gruppo di edifici della Facoltà di Medicina è stato

Progettato da C.R. Villanueva tra il 1944 e il 1945, in costruzione contemporanea e con fine lavori nel 1952.

L’insieme degli edifici della Facoltà di Medicina è costituito da:

a. Ospedale clinico

b. Istituto anatomico

c. Istituto di Medicina Sperimentale

d. Istituto di Anatomia Patologica

e. Istituto di Medicina Tropicale

h. Scuola di Infermieristica / Scuola

di Medicina di Base Luis Razetti

i. Istituto Nazionale di Igiene

Sucessivamente sono stati progettati e costruiti gli edifici f. Facoltà di Farmacia (1955-1957) e g. Scuola di Odontoiatria (1956-1960)

Cronologia delle opere della Città Universitaria di Caracas

Gruppo di edifici della Facoltà di Medicina

Istituto di medicina sperimentale

È uno dei sette istituti di ricerca della Facoltà di Medicina e Chirurgia, il cui scopo principale è la ricerca scientifica di base, il miglioramento dell’insegnamento e la promozione dei servizi sanitari.

Istituto anatomico

È il secondo degli istituti annessi alla Facoltà di Medicina, dedicato attraverso la ricerca al trasferimento e alla diffusione delle innovazioni nelle scienze mediche di base, sia cliniche che sperimentali.

Completato nel 1949, entrò in funzione tre anni dopo, consentendo il trasferimento degli studenti di medicina dal vecchio e inadeguato edificio, costruito nel 1911, adiacente all’Ospedale Vargas.

Istituto di Anatamopatologia e Istituto di Immunologia.

Il primo di questi due Istituti, incluso nel 1949 nel programma iniziale del C.U.C., è adibito alla formazione di medici nel campo della diagnostica morfologica: biopsie, autopsie e citologia. Le attività dell’Istituto di Immunologia si concentrano sulla ricerca, l’insegnamento e i servizi clinico-assistenziali nelle aree dell’Immunologia clinica e dell’Immunologia di base.

 

Istituto Anatomico

L’edificio sede dell’Istituto Anatomico durante gli interventi generali per

il ripristino dello stato originale.

Nell’edificio dell’ Istituto, sono stati completati i lavori di recupero di facciate, gronde e infissi, oltre al restauro dei pannelli in vetrocemento e della ferriera metallica, la tinteggiatura e l’ impermeabilizzazione.

Nell’ Auditorium e nei laboratori per i docenti sono stati recuperati alcuni spazi.

Istituto di Medicina Sperimentale

La sede di questo Istituto, che porta il nome del Dottor José Gregorio Hernández, è un altro degli edifici completamente recuperati. Alla fine della terrazza si può osservare l’opera “L’istruzione“, realizzata in pietra di Cumarebo dall’artista Francisco Narváez.

Laboratorio didattico dell’Istituto, recuperato dal punto di vista strutturale, rimuovendo il soffitto, collocando nuove luci e dipingendo soffitto, pareti e finestre per ripristinare lo spazio originario, dotandolo anche di nuovi mobili e apparecchiature ottiche.

Cronologia delle opere della Città Universitaria di Caracas

Complesso degli edifici della Facoltà di Medicina

Questi edifici della Facoltà di Medicina furono progettati da Carlos Raúl Villanueva tra il 1944 e il 1945, per poi essere costruiti e completati contemporaneamente nel 1952.

Istituto Nazionale di Igiene

Questo Istituto, creato nel 1938, porta il nome di “Rafael Rangel” ed è un ente autonomo di riferimento nazionale per la diagnosi, lo sviluppo delle biotecnologie, l’indagine sulle malattie endemiche, il controllo sanitario dei prodotti per uso e consumo umano, la produzione animale sperimentale, così come la formazione docenti.

Scuola Nazionale di Infermieristica

Edificio progettato tra il 1943 e il 1953 la cui costruzione fu terminata nel 1955; è costituito da un corpo di aule a 2 piani, un’unità abitativa a 4 piani e un edificio di servizio a 2 piani, tutti e tre collegati da corridoi a volta.

Istituto di Medicina Tropicale

Questo istituto è il centro di riferimento nazionale per la ricerca, l’estensione e l’insegnamento universitario e post-laurea di medicina tropicale, microbiologia e parassitologia presso la Facoltà di Medicina.

Istituti di medicina

Considerati dai critici di architettura come edifici di transizione tra la Scuola Gran Colombia, (1939), l’urbanizzazione El Silencio, (1941), la Scuola Tecnica Industriale ETI, (1946-1947), e il capolavoro del complesso centrale che include il Rettorato, Plaza Cubierta, l’ Aula Magna e la Biblioteca Centrale (1952-1953), essi hanno teso a sottolineare il carattere ambivalente con cui si risolve l’architettura e l’urbanistica di questa prima fase, sostanzialmente definita da:

• Il ruolo svolto in termini urbanistici dagli edifici degli Istituti di Medicina Sperimentale, Anatomia e Ospedale Clinico, quali elementi strutturanti fondamentali delle relazioni urbane dei primi progetti di campus del 1943 e 1944, basati sull’uso della simmetria come risorsa di organizzazione e gerarchia centralizzata del piano, secondo un approccio congiunto le cui radici accademiche sono attribuite alla formazione di Beaux Arts di Carlos Raúl Villanueva.

• Il carattere di “strutture indipendenti” che viene attribuito agli edifici degli Istituti di Anatomia Patologica e Medicina Tropicale, mentre la loro disposizione periferica non dipende dal sistema principale di rapporti assiali del suddetto gruppo.

• Il trattamento totalmente moderno con cui l’architettura dell’insieme di 6 edifici è risolta funzionalmente e formalmente, in contrasto con il carattere accademico dell’approccio urbano.

Di fronte a questa prospettiva, la possibilità di una reinterpretazione di questa prima tappa deve partire dal presupposto che Carlos Raúl Villanueva non possiede una concezione dissociata tra spazio architettonico e spazio urbano. Al contrario, la sua concezione coincide pienamente con quella che, anni dopo, Bruno Zevi (1948-1976. p 28) definirà come la doppia responsabilità di tutte le opere di architettura: creazione simultanea di “spazi interni, completamente definiti da ogni opera architettonica, e spazi esterni o urbani, che sono limitati da ciascuno di essi e dai loro contigui”; premessa che trova riscontro nelle prime immagini di cui disponiamo del processo ideativo del campus, sintetizzato nei piani congiunti del 1943 e del 1944, dove gli edifici dell’Ospedale Clinico, dell’Istituto di Medicina Sperimentale e dell’Istituto di Anatomia, preposti a strutturare la concezione spaziale urbana del campus in linguaggio neoclassico, appaiono prefigurati in pianta con le stesse caratteristiche che avranno dopo essere stati sviluppati, tra il 1945 e il 1947, a livello di progetto esecutivo, dallo studio tecnico indipendente di ingegneria di Pardo, Proctor, Feeman & Mueser, Ingenieros Consultores, con la consulenza architettonica e la supervisione di Carlos Raúl Villanueva, fatto che dimostra che, nel 1943, questa prima prefigurazione risponde all’esistenza di uno sviluppo completo a livello di progetto architettonico, contestuale allo sviluppo del piano edilizio urbano complesso del campus.

In questo senso, la possibilità di una reinterpretazione di questa natura richiede di invertire l’ordine del ragionamento critico, in modo che, invece di intendere questa prima fase come un processo che parte da una concezione urbana accademica, risolta attraverso il linguaggio moderno dell’architettura, si arrivi a comprenderla come parte di un processo di ricerca architettonica pienamente moderno, che, per ragioni circostanziate, si risolve in termini urbani nel linguaggio accademico.

In questa prospettiva, i sei edifici della prima fase, compreso il caso particolare dell’Istituto di Igiene, non costituiscono una sorta di parentesi all’interno della ricerca architettonica di Carlos Raúl Villanueva, ma sono parte, senza soluzione di continuità, e filo conduttore, della sua paziente ricerca; sviluppo che ha tra i suoi precedenti più significativi, la fondamentale esperienza in termini educativi e di linguaggio architettonico moderno della Scuola Gran Colombia del 1939; l’esperienza architettonica e urbanistica di El Silencio del 1941, da cui recupera il linguaggio architettonico pienamente moderno con cui si risolve il rapporto ambientale dei cortili interni e delle case; a cui si aggiunge, dal 1946-1947, la sintesi, a nostro avviso fondamentale, della Scuola Tecnica Industriale, in cui Villanueva, sulla base dell’esperienza della Scuola Gran Colombia, articola le funzioni di alloggi, servizi, aree amministrative, laboratori e ambiente naturale, utilizzando la circolazione aperta e il corridoio coperto come elemento di articolazione, ed esplora le possibilità tecnologiche del cemento e dell’acciaio per la soluzione di spazi più ampi, come la sala da pranzo e i laboratori.

Nel contesto di questo processo di riflessione architettonica, la concezione accademica associata al processo di ideazione dell’approccio al complesso urbano del campus della Ciudad Universitaria de Caracas, può essere caratterizzata come ciò che Giulio Carlo Argán (1973. p17) chiama architettura di composizione, che evolverà nella concezione pienamente moderna di architettura di determinazione formale, nella misura in cui la sintesi architettonica già presente nell’ETI si nutre dell’esperienza del processo di esplorazione delle possibilità strutturali e linguistiche del calcestruzzo, attraverso il progetto dei corridoi coperti (1948), e degli Stadi Universitari (1949-1952), a cui si deve aggiungere l’esplorazione che, parallelamente, Villanueva svolge nella zona mensa e negli spazi sociali dell’edificio Scolastico de Enfermeras (1953); il tutto condurrà alla sintesi magistrale, architettonica e urbanistica, degli edifici dell’area amministrativa e culturale centrale degli anni ‘52 e ‘53.

A proposito di questo processo di composizione spaziale urbana, e in relazione alle critiche formulate circa una relativa mancanza di unità tra il complesso centrale, formato dagli edifici dell’Ospedale Clinico e degli Istituti di Medicina e Anatomia Sperimentale, e gli istituti presuntamente “liberi” di Anatomia Patologica e Medicina Tropicale, sebbene la critica architettonica coincida nel sottolineare le radici genericamente neoclassiche con cui si risolve la prima tappa della Città Universitaria di Caracas, associata all’uso della simmetria come risorsa per l’organizzazione e la gerarchizzazione dell’approccio urbano a cura degli edifici dell’Ospedale Clinico e degli Istituti di Medicina e Anatomia Sperimentale, poco o nulla si dice, invece, del senso propriamente classico con cui sono concepiti i quattro edifici degli Istituti di medicina, tra cui qui quelli di Anatomia Patologica e Medicina Tropicale, come parte integrante delle relazioni di unità urbana e di totalità di questa prima fase del piano 1942-43, la cui concezione risponde a quella che Sigfried Giedion, (1971-1975. p.3) definisce la fase finale della prima concezione dello spazio, che culmina nell’architettura greca, in cui gli edifici si ergono come volumi di spazi radiali, interagenti per presenza, e il colonnato del tempio greco, generatore di ombra, gioca un ruolo determinante; colonnato, tra l’altro, il cui riferimento negli edifici dell’Istituto di Anatomia Patologica e Medicina Tropicale, non può che essere considerato parte di questa precisa intenzione architettonica e urbanistica, intenzione che dobbiamo interpretare come uno sforzo di ricomposizione di una totalità condizionata dalla presenza sproporzionata del costruzione dell’Ospedale Clinico, che infine Villanueva non riuscirà a bilanciare pienamente attraverso i rapporti con gli istituti, contro i quali si pone la risorsa della disgregazione della presenza dell’Ospedale Clinico affidata a Mateo Manaure (1954) attraverso l’uso del colore.

È necessario ricordare, senza suggerire che si tratti di un riferimento letterale e diretto, che per Giedion questa prima concezione dello spazio esprime già un nuovo modo di vivere, il modo di vivere democratico; senso che viene a coincidere con l’apprezzamento che Sibyl Moholy-Nagy ha fatto dell’architettura della Città Universitaria di Caracas. (1964. p.35) come “…un mezzo che stimolerà lo studente ad eccellere, senza negare lo spirito democratico…creando un’immagine della vita universitaria la cui realizzazione potrà esistere solo in futuro”; futuro che, nel caso della Medicina, è chiaramente associato alla sua concezione come facoltà basata su istituti di ricerca, preposti alla formazione teorico-pratica della carriera, che si nutre dello sviluppo della ricerca scientifica che essi svolgono; mentre la formazione pratico-teorica si svolge in modo prominente presso l’Ospedale Clínico.

Ciò premesso, non si comprende il senso delle considerazioni architettoniche precedentemente esposte circa l’insieme degli edifici appartenenti all’area medica, se non si comprende che il suo contenuto essenziale è pensato, ben al di sopra di quello della formazione professionale, come tassello fondamentale della costruzione di un pieno sviluppo scientifico del Paese, condizione basilare di ogni modernità che, dopo 80 anni, siamo ancora lontani dal raggiungere.

Riferimenti:

Saber ver la arquitectura. Bruno Zevi Editrice Poseidon, Buenos Aires, Argentina. (1948-1976. p 28) El concepto del espacio arquitectónico. Giulio Carlo Argán. Editrice Nueva Visión, Buenos Aires, Argentina. (1973. p17) La arquitectura, fenómeno de transición. Sigfried Giedion, Editrice Gustavo Gili, Barcelona, España. (1975. p 3) Carlos Raúl Villanueva y la arquitectura de Venezuela, Sibyl Moholy-Nagy. Editrice Lectura, Caracas, Venezuela. (1964. p.35) Arquitecto Alfredo Mariño Elizondo. Caracas, 6 de marzo de 2023.

Corridoi Coperti

Il Maestro Carlos Raúl Villanueva ha reso pedonale l’intero complesso edilizio della Città Universitaria di Caracas, predisponendo 2 km di portici coperti, realizzati in cemento armato e precompresso, secondo il “Sistema Morandi”. Con l’utilizzo di questo tipo di calcestruzzo è stato possibile ottenere snellezza nelle coperture realizzate nonostante la distanza di 15 m tra i pilastri di appoggio.

Il 17 giugno 2020, un cordolo in un tratto del portico numero 5, davanti alla Facoltà di Lettere e Scienze della Formazione, cedette per corrosione, e una parte di esso crollò, fortunatamente senza lasciare feriti o vittime. Un anno dopo, nel luglio 2021, il Governo creò la Commissione presidenziale per il recupero dell’UCV, che come primo passo si concentrò sulla realizzazione di ispezioni diagnostiche di queste strutture, per poi smantellare la sezione crollata.

Una volta completato lo studio strutturale di tutti i portici coperti esistenti nella CUC, le sezioni di alcuni di essi sono state puntellate come misura di sicurezza. Attualmente si sta valutando, in collaborazione con l’UNESCO, la convocazione di un concorso internazionale di idee per la ricostruzione di questo corridoio.

I portici coperti

I portici coperti, una delle principali caratteristiche della Ciudad Universitaria de Caracas, sono stati progettati da Carlos Raúl Villanueva insieme alla società Precomprimido, C.A. con gli ingegneri Juan Otaola e Oscar Benedetti. Furono progettati e realizzati progressivamente in accordo con l’avanzamento dei lavori degli edifici del complesso.

Tra il 1949 e il 1953 fu realizzato il portico che collega la mensa ai negozi; nel 1951, fu la volta di quello della Facoltà di Ingegneria; nel 1952 quello che unisce il Rettorato al Museo; nel 1953 le volte di accesso a la CUC, sia quella che unisce la Medicina Sperimentale con la Plaza del Rettorato, sia quella che copre l’accesso di Plaza Venezuela all’Istituto di Medicina Tropicale; nel 1954 fu costruito il portico della Facoltà di Scienze Umanistiche e, infine, nel 1956 i portici della Facoltà di Architettura.

Volte di accesso

Questo progetto strutturale per gli accessi è stato utilizzato in entrambi gli ingressi principali alla CUC, quello da Plaza Venezuela e quello dell’urbanizzazione Los Chaguaramos.

Struttura di funzionamento per pompe e trasformatori

Questa bella struttura libera, copre alcune apparecchiature che si trovano in funzionamento costante. E’ un elemento di interconnessione fra il portico coperto d’ingresso all’università dalla parte nord, Plaza Venezuela, e gli edifici della Facoltà di Medicina.

Complesso Amministrativo-CulturaleOrologio universitario Il meccanismo dell’orologio universitario è stato recuperato e dipinto con i colori originali, al punto che si può già vedere e sentire da più punti del campus.Plaza RectoradoE’ stato realizzato un recupero completo dell’architettura del paesaggio della Plaza Cubierta, secondo il progetto sviluppato da VillanuevaIl Centro Direzionale – Culturale è stato progettata da Carlos Raúl Villanueva nel 1952. E’ composta dalla Plaza del Rectorado, il Museo, il Palazzo del Rettorato, il Palazzo delle Comunicazioni, la Torre dell’Orologio, la Plaza Cubierta, l’Aula Magna, la Torre di Raffreddamento dei Condizionatori, l’Auditorium, la Sala Concerti e la Biblioteca Centrale. Plaza del Rectorado MuseoPalazzo del Rettorato Palazzo delle ComunicazioniTorre dell’Orologio  

Complesso amministrativo-culturale

Aula Magna

Due vedute dell’Aula Magna durante la fumigazione realizzata

Tutte le coperture del Complesso Amministrativo-Culturale sono state impermeabilizzate

 

L’intero complesso Amministrativo Culturale fu costruito tra il 1952 e il 1953 e inaugurato ufficialmente nel marzo 1954 con la X Conferenza Interamericana dei Capi di Stato e di Governo tenutasi a Caracas.

La Síntesis de las Artes

Il Maestro Villanueva è stato il curatore del patrimonio artistico de la C.U.C. il quale ha selezionato gli artisti e le opere, tutte rappresentative della produzione plastica del momento, da inserire nel complesso. Ha cercato di poterle collegare strettamente utilizzando la forza di ognuna di loro con l’ambiente pubblico, integrare le opere con la sua architettura e gli spazi che creò. La collocazione di ogni opera è stata il prodotto di ardue riflessioni e prove. Contatto personalmente ciascuno degli artisti e ne congedo alcuni. Spiegò cosa voleva, descrisse il luogo che avrebbe occupato la sua opera e accanto a quale altra sarebbe stata. Tutto questo per disegnare una successione di punti di vista lungo i diversi percorsi possibili nella piazza dove l’opera d’arte stessa, la sua dimensione, scala, colore, tecnica di realizzazione, risposta alla luce presente, la sua presenza nello spazio, delimitato dal tetto della piazza o liberi sotto i varchi attraverso i quali si può osservare il cielo azzurro o la magnifica e imponente struttura dell’Aula Magna, riuscendo così ad arricchire la percezione del passante in modo tale che ogni volta che si fa un giro, questo è diverso dal precedente, ogni volta i sensi sono fortemente stimolati.

Piazza Coperta

L’auditorium

Sala Concerti

Aula Magna

Considerata la più splendida opera d’arte costruita nel paese.

Biblioteca Centrale

 

“La Piazza Coperta della Città Universitaria è espressione e risultato evidente del processo revisionista di cui ho parlato. Lo indica la tipologia stessa: una piazza che non è un luogo unico e coerente con una visione d’insieme, ma piuttosto una successione di punti di vista che si legano e si articolano attorno a diversi centri di attenzione, di alto o basso profilo, come a scoprire lo spazio e le sorprese di fattori in una sequenza cinematografica rigorosamente calcolata.Ci sono prove d’archivio di come il maestro abbia impiegato un tempo straordinario per accordare questo spazio fino a far vibrare tutte le sue corde. E poi il tetto: la piazza è coperta, cioè non invitano le piazze mediterranee, le piazze fiorentine o senesi, tanto meno le piazze parigine. Il tropico, come clima, temperatura, brezza e calcolo della luce del sole, è bene ripeterlo, è l’altro strumento di coscienza e responsabilità, ma soprattutto di sensibilità, che Villanueva interiorizza nel tempo, e con cui sottopone a critica e revisione tutto ciò che ha imparato dalla architettura moderna europea. La luce e il suo fulgore, il colore indeterminato della luce che l’umidità purifica o tempera a seconda delle ore in un vapore di calore, si confermano strumenti di lavoro, e i patii, le scanalature, i raggi di sole, ma anche la penombra e le ombre salvifiche, come direbbe Tanizaki, sono un ammirevole materiale costruttivo. Il soffitto grigio, piatto e uniforme, con la sua struttura elementare, soddisfa il suo scopo, niente di più e niente di meno. Non chiede attenzione perché questo porterebbe fuori dalla sequenza del percorso. È un tetto anonimo, ma è l’espressione di un punto di vista, di una prospettiva ambientale, di una consapevolezza molto chiara della posizione planetaria: ai tropici la cosa più importante è poter costruire delle coperture. Mi sembra di ricordare che un artista, ambiguo per altri motivi, que si moveva tra tra Occidente e Oriente, il cingalese Geoffrey Bawa, disse appunto che ai tropici il tetto è tutto. Accanto, l’Aula Magna è l’opera monumentale. La struttura e la funzionalità visiva e acustica dominano la composizione originale. Ma ecco il genio di Villanueva, che chiama un pazzo felice come Sandy Calder per raccogliere ed espandere il suo interesse per la tinta di umanista della vecchia scuola, per l’unificazione delle arti, e con il verbo di Le Corbusier e Van Doesburg nel canto, realizza quel poema in forma avvolgente, con gioia moderna, con il tremendo salto di scala che era implicito nel manifesti d’avanguardia degli anni Trenta. Ciò che in Europa era richiesta e utopia, sogno e desiderio, parole e progetti, qui nella piccola terra di grazia del Venezuela, vent’anni dopo, si è avverato. Con la forza di un episodio unico, l’Aula Magna è l’opera d’arte più alta e splendida dell’intera storia del Paese e sicuramente una delle più interessanti e significative dell’America Latina e del mondo. La sintesi delle arti, il progetto che Villanueva ha tanto difeso e nel cui contenuto ha prodotto opere impressionanti, è stato un breve episodio senza seguito. Resta l’esperienza di un passato il cui futuro non aveva spazio per riprodursi e crescere. A noi resta il compito di riflettere sulle virtù del caso che i miracoli ci concedono, sulle misteriose regole che governano eventi fortunati e tragici ma irripetibili, ma anche sulla consapevolezza pubblica del dovere di convertir in emblema di socialità comune e solidale un’opera vibrante come l’Aula Magna e il complesso che la circonda, nati entrambi come perfetti portatori di una missione pubblica”.

La Ciudad Universitaria de Caracas en la obra de Carlos Raúl Villanueva . Juan Pedro Posani. Seminario Internazionale sul Patrimonio Moderno, Pontificia Università Cattolica del Cile, Santiago del Cile. 2003

Complesso delle Piscine e delle Palestre 1. Rampe di accesso alle tribune delle piscine.2. Recupero della zona di accesso alle diverse sale ubicate al piano terra.3. Ricostruzione delle vasche delle due piscine e dell’area che le circonda.Sullo sfondo si osserva la canna fumaria della vecchia Casona della Hacienda Ibarra. 4. Recupero della Piscina Olimpionica e della tribuna coperta 5. Recupero della vasca, illuminazione e prova di colore per la copertura interna della piscina.6. È stata eseguita la manutenzione delle apparecchiature nei locali delle pompe.  7. Sala della Ginnastica8. Sala della Scherma9. Sala del Judo10. Sala del Tennis da tavola11. Campi da tennis collocati accanto al Complesso delle Piscine e delle Palestre, di fronte alle Residenze Universitarie: sono state recuperate le pareti laterali e illuminazione.12. Stadio OliimpicoProgettato tra gli anni 1949-1951 e terminato nel 1952 per celebrare i Giochi Bolivariani. Ha una capacità di 50.000 spettatori13. Estadio Olímpico de la CUC-UCV. Vista de la tribuna cubierta.Nel progetto della tribuna è ancora una volta evidente il modo in cui il Maestro tratta lo spazio nel “limite, che non è né interno né esterno”.14. Stadio del Beisbol e, sullo sfonod, lo Stadio Olimpico15. Campo d’Onore e, sullo sfondo, lo Stadio Olimpico Edificio del Complesso delle Piscine e delle Palestre   
Caffetteria Corporación Venezolana del Petróleo (CVP) e Alloggi Universitari 1. Restauro della Caffetteria CVP secondo il progetto del Maestro Villanueva2. Complesso Piscine e Palestre. Restauro della Caffetteria CVP.3. Caffetteria CVP unicata tra il Complesso Piscine e Palestre e gli Alloggi Universitari.4. Edificio degli Alloggi Universitari una volta conclusi i lavori di muratura, carpenteria metallica, impianti sanitari, impianti elettrici e tinteggiatura, il tutto secondo il progetto originario.6. Veduta di uno degli edifici degli Alloggi Universitari dalla piscina. La vicinanza degli impianti sportivi conferma il pensiero del Maestro Villanueva riguardo alla necessità per gli studenti di sviluppare corpo e mente in modo complementare. 7. Mensa Universitaria dell’UCV – foto Julio César Mesa8. Vista interna della Mensa Universitaria 9. Alloggi degli Studenti e dei Docenti, Negozio, Mensa Universitaria; Dettaglio ripreso dal progetto di architettura del paesaggio.10. Negozio e Mensa Universitaria; Rivestimento in cerámica del negozio, disegnato da Francisco Narváez 
Facoltà di Ingegneria I diversi edifici del Complesso della Facoltà di Ingegneria sono stati oggetto di interventi di restauro integrale, che hanno compreso in alcuni casi la restituzione e il recupero degli spazi originari, l’eliminazione di costruzioni che intaccavano tale patrimonio, il miglioramento dei laboratori e delle aule studio, dei servizi igienici, la carpenteria lignea, la carpenteria metallica, la rimozione di soffitti bassi, il posizionamento di elementi di illuminazione, le grondaie, l’ impermeabilizzazione e l’architettura del paesaggio.Laboratorio di Meccanica ed Elettronica Questo edificio della Facoltà di Ingegneria è stato oggetto dei suddetti interventi di riparazione, nonché del rifacimento degli infissi e dell’applicazione della tinteggiatura nei colori originari.Scuola di Chimica, Petrolio e Geologia Scuola di Chimica, Petrolio e Geologia Laboratorio di FisicaFacoltà di Ingegneria. Scuola di Base.Particolare attenzione è stata data ad una manutenzione approfondita dei corridoi coperti che collegano gli edifici del Complesso della Facoltà di Ingegneria.Facoltà di Ingegneria. Scuola di Base – Sala AnfiteatroGli arredi di questa aula ad anfiteatro sono stati riparati, le lavagne sostituite, l’illuminazione migliorata e le vie di fuga ripristinate a norma.Facoltà di Ingegneria. Scuola di Base. Sala di studio al piano terraQueste aree di studio sono state adattate al loro utilizzo, recuperando l’altezza originaria degli spazi, eliminando i soffitti bassi, posizionando illuminazioni con la migliore risposta e mobili più resistenti all’uso.Facoltà di Ingegneria. Scuola di Base. Sala di studio al piano terraFacoltà di Ingegneria. Scuola di Base. Scala internaSono stati recuperati alcuni tramezzi originariamente costruiti con blocchi di cemento forati che consentivano un’adeguata ventilazione e illuminazione in questi spazi di circolazione pubblica, che erano stati coperti. Complesso degli Edifici della Facoltà di Ingegneria Gli edifici della Facoltà di Ingegneria furono progettati tra il 1949 e il 1950; nello stesso anno, ne venne avviata la costruzione, tralasciando solo l’edificio della Scuola di Ingegneria Sanitaria, progettato tra il 1963 e il 1967, la cui costruzione fu completata nel 1970.1. Scuola di Base 2. Biblioteca e Auditorium3. Scuola di Chimica, Petrolio eGeologia4. Laboratorio di Fisica5. Laboratorio di Meccanica edElettronica6. Laboratorio di Biologia7. Laboratorio di Collaudo deiMateriali8. Istituto dei Materiali e ModelliStrutturali9. Laboratorio di Idraulica10. Scuola di Ingegneria Sanitaria1. Edificio di Ingegneria di BaseImmagine dell’edificio recentemente completato, dove si può osservare la batteria di aule su ogni piano, tutte rivolte a nord, prima che venissero tinteggiati i tramezzi esterni.2. Biblioteca e Auditorium Mettendo a confronto il progetto della Scuola di Base con quello della Biblioteca e dell’Auditorium della stessa Facoltà, risulta evidente l’approccio dato dal Maestro Villanueva al linguaggio espressivo dell’architettura moderna da lui assunto all’inizio degli anni ’50. La costruzione di questo edificio fu completata nel 1953 con l’intervento delle facciate con un murale dell’artista venezuelano Alejandro Otero.Scuola di Chimica, Petrolio e GeologiaProgettata tra il 1949 e il1950Laboratorio di Fisica Oggi questo laboratorio è la sede del Dipartimento di Fisica applicata della Facoltà di Ingegneria dell’UCV. Laboratorio di Meccanica e Elettronica  

1. Edificio di Ingeniera Sanitaria. Facciata ovest

2. Edificio di Ingeniera Sanitaria. Facciata est

3/4 Vedute del patio centrale coperto dell’edificio di Ingegneria Sanitaria, attorno al quale si sviluppa l’impianto degli spazi: aule, laboratori, uffici e servizi.

5. Patio centrale coperto dell’edificio della Scuola di Ingegneria Sanitaria.

6. Laboratorio di Biologia

Progettato tra gli anni 1949-1953 e costruito nel 1950

7. Istituto di Materiali e Modelli Strutturali

Il progetto di costruzione di questo laboratorio di prova fu completato nel 1963, con la costruzione di 1.220 Mq. nello stesso anno. La copertura è stata realizzata con elementi prefabbricati e precompressi, che hanno una luce di 22,50 metri e una larghezza di 2,5 ciascuno.

8. Laboratorio di Idraulica

Laboratorio progettato dall’architetto Villanueva nel 1952, terminato di costruire nel 1960.

9. Facciata est del Laboratorio di Ingegneria Idraulica, a seguito del recupero dei colori originali e della sistemazione degli infissi.

 

10. Veduta del Laboratorio di Ingegneria Idraulica durante i lavori di ripristino dei colori originari dell’edificio e di manutenzione approfondita degli elementi in calcestruzzo della protezione solare

11. Facoltà di Ingegneria. Ingegneria Idraulica.Laboratorio

12. Facoltà di Scienze Umaniestiche e della Formazione

Fu progettata tra gli anni 1953-1956 e i suoi 19.000 Mq. sono stati costruiti tra il 1954 e il 1959.

13. Auditorium della Facoltà di Scienze Umanistiche e della Formazione, con un’intervento dell’artista Víctor Valera.

14. Facoltà di Odontoiatria

Questa torre, che completa il Complesso di Medicina, è stata progettata tra il 1955 e il 1957 e costruita nel 1957. La policromia delle facciate è opera di Omar Carreño

15. Facoltà di Farmacia

Questo edificio, anch’esso parte del Complesso di Medicina, è stato progettato quasi contemporaneamente all’edificio di Odontoiatria e costruito nel 1960. La policromia delle facciate è opera dell’artista Alejandro Otero.

 

1. Edificio di Ingeniera Sanitaria. Facciata ovest2. Edificio di Ingeniera Sanitaria. Facciata est 3/4 Vedute del patio centrale coperto dell’edificio di Ingegneria Sanitaria, attorno al quale si sviluppa l’impianto degli spazi: aule, laboratori, uffici e servizi.5. Patio centrale coperto dell’edificio della Scuola di Ingegneria Sanitaria.6. Laboratorio di BiologiaProgettato tra gli anni 1949-1953 e costruito nel 19507. Istituto di Materiali e Modelli Strutturali Il progetto di costruzione di questo laboratorio di prova fu completato nel 1963, con la costruzione di 1.220 Mq. nello stesso anno. La copertura è stata realizzata con elementi prefabbricati e precompressi, che hanno una luce di 22,50 metri e una larghezza di 2,5 ciascuno.8. Laboratorio di IdraulicaLaboratorio progettato dall’architetto Villanueva nel 1952, terminato di costruire nel 1960.9. Facciata est del Laboratorio di Ingegneria Idraulica, a seguito del recupero dei colori originali e della sistemazione degli infissi.10. Veduta del Laboratorio di Ingegneria Idraulica durante i lavori di ripristino dei colori originari dell’edificio e di manutenzione approfondita degli elementi in calcestruzzo della protezione solare11. Facoltà di Ingegneria. Ingegneria Idraulica.Laboratorio12. Facoltà di Scienze Umaniestiche e della FormazioneFu progettata tra gli anni 1953-1956 e i suoi 19.000 Mq. sono stati costruiti tra il 1954 e il 1959.13. Auditorium della Facoltà di Scienze Umanistiche e della Formazione, con un’intervento dell’artista Víctor Valera.14. Facoltà di Odontoiatria Questa torre, che completa il Complesso di Medicina, è stata progettata tra il 1955 e il 1957 e costruita nel 1957. La policromia delle facciate è opera di Omar Carreño15. Facoltà di FarmaciaQuesto edificio, anch’esso parte del Complesso di Medicina, è stato progettato quasi contemporaneamente all’edificio di Odontoiatria e costruito nel 1960. La policromia delle facciate è opera dell’artista Alejandro Otero.

La sede della Facoltà di Architettura e Urbanistica è uno dei cinque edifici alti esistenti nella Città Universitaria di Caracas. La policromia delle sue facciate è il prodotto dell’intervento dell’artista venezuelano Alejandro Otero.

1/2 Sono state recuperate le facciate dell’edificio, ripristinando la carpenteria metallica degli infissi (vetri fissi, corpi aggettanti e persiane) ed eseguendo la tinteggiatura e ripulitura del cemento. Tutti i tetti dell’edificio sono stati impermeabilizzati.

3. Rivestimento del corpo dell’ascensore, in mosaico ceramico vetrificato 2 x 2, secondo l’intervento di Alejandro Otero.

4. Portico coperto dell’entrata sud, che circonda il vecchio parcheggio, di cui e’ stata recuperata l’architettura del paesaggio

 

5. Giardino interno rettangolare della Facoltà di Architettura e Urbanistica integrato nella caffetteria dell’università, con una scultura cinetica policroma di Jesús Soto.

6. Portico coperto dell’entrata ovest, confinante con il vecchio parcheggio, che collega gli edifici della Facoltà di Architettura e Urbanistica con la Facoltà di Ingegneria.

7. L’atrio dell’edificio della facoltà con le sue lunghe vedute attraverso i pannelli a blocchi traforati.

8. Antico Laboratorio Tessile, oggi Laboratorio Galia, completamente recuperato come aula didattica per la materia di progettazione architettonica.

9. Una delle aule dell’Anfiteatro, con le sue finestre, le sedute, il pavimento in legno, le moquette e la cabina di proiezione.

10. Vista del corridoio dove si trovano i diversi Settori del Sapere della Facoltà e tre Laboratori; sullo sfondo, il Laboratorio Galia.

11. Ripristino dell’illuminazione dell’edificio, dove sono stati cambiati i diversi modelli di lampade negli spazi interni e posizionati riflettori e corpi illuminanti nelle aree esterne.

Facoltà di Architettura e Urbanistica

12. Questo edificio, opera fondamentale del maestro Villanueva, di 18.240 m², fu progettato tra gli anni 1954-1956 e costruito nel1956.

 

 

13. Il design, l’altezza, la forma, il trattamento tridimensionale e i colori (blu, nero e bianco) decisi in collaborazione con il noto artista venezuelano Alejandro Otero, rendono l’edificio della Facoltà di Architettura e Urbanistica visibile da qualsiasi punto della Città universitaria e della Capitale.

14. Il piano terra dell’edificio costituisce una cittadella pubblica contenente molteplici attività che si svolgono in spazi di scale e livelli mutevoli: sale espositive, biblioteca, caffetteria, auditorium e laboratori, tutti collegati da corridoi e piccoli giardini interni delimitati da tramezzi traforati, che sviluppano il discorso moderno della fluidità spaziale che passa da una situazione all’altra senza cambiamenti improvvisi.

 

COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA E URBANISTICA

L’edificio della Facoltà di Architettura e Urbanistica, opera dell’architetto Carlos Raúl Villanueva, fu costruito tra il 1954 e il 1956 su un’area di 5.600 m². Si tratta di un edificio fondamentale nell’opera di Villanueva, concepito secondo un principio molto personale che riprendeva le teorie accademiche del Bauhaus. Gli ambiti di intervento, nettamente differenziati, furono sei-composizione, costruzione, pittura e scultura, urbanistica e teoria, e tutti ruotano attorno alla torre centrale di nove piani, visibile da ogni punto della Città Universitaria, per la sua forma, il suo colore blu e il suo sviluppo tridimensionale.

La torre di nove piani, innalzata su un espressivo sistema di portici in cemento, costituisce un riferimento corbusiano diretto. Questo prisma di accentuata orizzontalità dispone razionalmente il suo orientamento nord-sud. Verso nord, la sua facciata si apre completamente alla visione della montagna e rilascia un gesto di protezione solare, un’ espressiva superficie brie-soleil; verso sud, un tramezzo traforato funge da reticolo per l’intensa luce tropicale; A est la facciata si chiude completamente, mostrando scultoreamente l’importanza dello scalone di servizio; a ovest la facciata si chiude definitivamente. In queste ultime due facciate, due immense pareti verticali alte nove piani sostengono l’opera di Alejandro Otero, che smaterializza il peso del corpo architettonico dal gioco geometrico delle variazioni di blu.

Il piano terra dell’edificio costituisce una cittadella pubblica di molteplici attività, segnate dai loro cambi di scala e di livello: sale espositive, biblioteca, caffetterie, auditorium e laboratori, raccordate tra corridoi e piccoli giardini interni e delimitate da pareti di pelli traforate, sviluppare il discorso moderno della fluidità spaziale passando da una situazione all’altra senza bruschi cambiamenti. I piani standard sono strutturati da una successione di aule rivolte a nord collegate da un ampio corridoio a sud: la funzionalità del piano è organizzata intorno ad un espressivo nucleo laterale di scale e ascensori.

Al piano terra, attorno alla torre e verso nord, si trovano i laboratori compositivi in ​​cui sono stati studiati anche gli ultimi dettagli di illuminazione e ventilazione e le proporzioni predisposte per un maggiore comfort sul lavoro. In questo spazio è notevole la dimensione plastica acquisita dalle pieghe dei suoi tetti, che ricevono acqua, aria e luce, trasformando l’elemento di protezione in una fonte di intense variazioni. A sud, e come due volumi autonomi che mostrano un’estrema funzionalità, emergono l’ Auditorium e la biblioteca a doppia altezza.

La crudezza di questo edificio è stata concepita da Villanueva come un esercizio di architettura stessa. In tutti i suoi spazi è facile discernere le tecnologie strutturali, il comportamento della sua infrastruttura e la risoluzione dei dettagli come manifesto della composizione architettonica.

Enrico Vera

Fonti consultate: Carlos Raúl Villanueva: un moderno in Sud America. Juan Pedro Posani, William Niño, Luis E. Pérez Oramas. Fondazione Pinacoteca Nazionale, Caracas. 1999.

Città universitaria di Caracas. Patrimonio mondiale. Mostra itinerante 2002-2003. Abner Colmenares et al. UNESCO, Università Centrale del Venezuela, FAU UCV. 2002.

Architettura del Paesaggio

Il recupero delle aree verdi del campus si basa sull’originario progetto paesaggistico del Maestro Villanueva: sia le sue planimetrie che i suoi capitolati, hanno permesso di recuperare lo splendore di diverse aree attraverso la potatura e il trattamento fitosanitario di 6.870 alberi, il trapianto di 79 alberi e palme chaguaramos, l’impianto di 67.134 Mq. di erba e piante ornamentali e l’istallazione di un nuovo sistema di irrigazione di 1.590 metri.

Due vedute del paesaggio della cosiddetta “Terra di nessuno”, che è stata restaurata

 

Area verde contigua allá Facoltà di Economia, circondata da portici coperti.

Il recupero della vegetazione accompagna i percorsi dei portici coperti.

“Scacchiera di Chaguaramos” “Il Bosco” frondoso pensato dal Maestro per decorare gli alloggi studenteschi

7. Giardino esterno della Facoltà di Architettura e Urbanistica, che fino al 1984 fungeva da parcheggio per gli studenti.

 

8. Uno dei giardini interni della Facoltà di Architettura e Urbanistica, che è stato completato da una scultura cinetica policroma di Jesús Soto

9. Aree verdi del Complesso della Facoltà di Ingegneria

10. Restauro del verde che delimita il Corridoio Coperto che collega la Scuola di Ingegneria Sanitaria con i Laboratori di Idraulica e il Laboratorio Prove sui Materiali.

11. Giardino interno attorno al quale sono stati disposti i diversi spazi didattici e di ricerca della Scuola di Ingegneria Sanitaria della Facoltà di Ingegneria.

 

Architettura del Paesaggio della CUC

Il progetto per la Città Universitaria di Caracas dispone di 95 ettari di aree verdi.

L’architetto Villanueva, come evidenziato in questa pianta da lui stesso disegnata, ha concepito l’abbellimento dell’intera CUC specificando le piante secondo specie, dimensione e colore, nonché la posizione.

Pianta dell’architettura del paesaggio indicativa proposta per i dintorni della Torre di Raffreddamento dei climatizzatori dell’Aula Magna, in cui vengono dettagliate le caratteristiche degli impianti desiderati.

In questo altro esempio, può essere dettagliata una pianta con lo schema proposto per un’area verde annessa all’ingresso della Facoltà di Architettura, intitolato Colori e giardini, preparato congiuntamente da Villanueva con la collaborazione dell’artista plastico Víctor Valera.

 

ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO A EST DELL’AULA MAGNA. “TERRA DI NESSUNO”

Lo spazio denominato “Terra di Nessuno” sulla pianta dell’Istituto Ciudad Universitaria (ICU) firmata da Villanueva, riporta un titolo superiore che recita: “Pavimento nel Campus”. È un vuoto ampio e organico con orientamento Nord-Sud e che nega ogni intenzione di assialità in direzione Est-Ovest. È formato, ai suoi confini orientali, dal Corridoio n. 5, ad ovest dal retro dell’Aula Magna e dalla Sala dei Concerti, a sud è delimitato dall’edificio della Sala di lettura della Biblioteca Centrale. A nord possiede una vista maestosa della montagna El Ávila o Waraira Repano ed è collegato al complesso culturale dal suo lato occidentale superiore e ad est con l’area verde conosciuta come El Bosque. Nella planimetria dell’anno 1953: “Urbanistica a sud dell’aula magna” (Pianta n. U – 22-A. Collezione CUC-ICU / COPRED-UCV), corrispondente a questo grande vuoto, troviamo indicazioni per la trama del pavimento in termini di materiali, tipo di congiunzioni tra i pannelli di cemento e loro orientamento in combinazione con quelli del pavimento della Plaza Cubierta come integrazione di entrambi gli spazi. Esistono anche linee guida per l’ubicazione di alberi ed erba in luoghi specifici. In esse viene specificato che non si tratta di un luogo pensato per una fitta massa di vegetazione, al contrario, ciò che si intende creare è un grande vuoto, a fini di aggregazione sociale e scambio culturale e anche spazio di contemplazione della “Sintesi delle arti del Campus e del paesaggio circostante”.

Questo spazio è stato inizialmente affrontato con un’accurata pulizia e diserbo delle graminacee invasive. Successivamente è stato eseguito il trattamento fitosanitario con concimazione, potatura a dondolo e rimozione delle specie parassite dagli alberi perimetrali esistenti (Plumeria rubra, Handroanthus rosea, Handroanthus chrysanthus, Samanea saman, Hura crepitans). Il terreno è stato scarificato e sono stati localizzati gli scarichi esistenti per verificare se funzionassero. E’ stata eseguita una strutturazione del terreno, abbassandone di sette centimetri al di sotto delle superfici e livellandolo secondo gli scarichi esistenti. È stato eseguito l’impianto di irrigazione delle graminacee ed è stato posto uno strato di cinque centimetri di terra nera concimata, preparando il terreno per la piantumazione dei rampicanti, in questo caso erba tipo smeraldo Zoycia. Infine, sono stati puliti con idrogetto sia i camminamenti in cemento che le superfici in pietra. È stato eseguito un rimboscamento lungo un sentiero che conduce alla Plaza Cubierta, con l’inserimento di dieci alberi del tipo Apamate (Handroanthus rosea) in sostituzione di quelli piantati nel progetto originario, ormai morti. Sul grande albero del tipo Samán (Samanea saman) è stata posta un’illuminazione monumentale per evidenziarne la presenza anche di notte, così come sulle opere d’arte presenti. Nel recinto curvo della facciata est della Sala Concerti sono stati istallati un murale (Senza titolo, 1954. Materiale: Ceramica smaltata. Autore Mateo Manaure) e una scultura (Maternitá, 1954. Materiale bronzo patinato e base in granito. Autore Baltasar Lobo), che in questo grande spazio centrale del campus si integrano nell’architettura all’interno del concetto di “Sintesi delle Arti Maggiori” .

GIARDINI ESTERNI DELLA FACOLTA’ DI SCIENZE UMANISTICHE. “SCACCHIERA DI CHAGUARAMOS”:

Nello spazio vegetale distribuito a forma di scacchiera all’interno di un rettangolo, noto come “La scacchiera di Chaguaramos”, sulla pianta “Giardini tra case e studi umanistici” (N° 36-A-1-1-B. Esc. 1: 500. Anno 1954. Collezione CUC-ICU / COPRED-UCV), è stata strutturata la messa a dimora di quarantasei palme autoctone del tipo Chaguaramo venezuelano (Roystonea venezuelana): dalla planimetria si evince che lo schema e l’impianto effettuato per il campus di Caracas era costituito da palme e alberi corti, con maggiore enfasi sulla quantità di questi ultimi. Secondo le fotografie aeree revisionate degli anni 1958 e 1966, il progetto è stato completamente realizzato ed eseguito in loco, tuttavia, a seguito di un sopralluogo accurato del sito, è emerso che esso ha subito un’importante modifica alla fine degli anni ’70, quando un buona parte di questo blocco verde è stato annesso all’edificio della Facoltà di Scienze Economiche e Sociali (FACES), accanto alla spianata in cemento della piazza civica e al pennone.

I lavori di recupero ambientale di questo elemento iconico del campus di Caracas sono iniziati con la pulizia delle griglie salva alberi, rimuovendo le sterpaglie. Successivamente sono stati piantati dieci palme tipo Chaguaramos in sostituzione di quelle morte; alcune di esse, sono state trapiantate e recuperate da altre parti del campus, dal momento che crescevano in luoghi inadatti e negli altri casi sono stati portati da vivai commerciali. È stato effettuato un trattamento fitosanitario preventivo rimuovendo il muschio palla (Tillandsia recurvata) dai tronchi esili delle palme, oltre che dalle foglie secche. E’ stata effettuata una specifia fumigazione con un insetticida-nematocida ad attività sistemica, applicato al terreno, oltre alla concimazione. Per recuperare la lettura e l’immagine del disegno originario della scacchiera nei suoi spazi verdi, su di essa è stato posto uno strato di cinque centimetri di terra nera fertilizzata, per preparare il terreno all’inserimento di piante rampicanti, in questo caso l’erba Esmeralda (Zoycia emerald). Sul lato nord è stata posta una barriera vegetale, con pianta arbustiva tipo Sansevieria trifasciata, a protezione dall’intenso attraversamento pedonale esistente fino ad allora, che debilitava le specie vegetali, con lo scopo di incanalare i passanti verso i percorsi progettati a tal fine dal maestro Villanueva. È stata inserita un’illuminazione monumentale.

GIARDINI DEL SETTORE DELLE RESIDENZE STUDENTESCHE. “EL BOSQUE

Legato al settore degli alloggi studenteschi nell’impostazione originaria, troviamo la pianta “Residenze e Giardini studenteschi” (Pianta n. 17-1A-U6, del 1951), realizzata per la costruzione dell’area nota come “El Bosque“, ubicata a sud degli edifici residenziali e della sala da pranzo. In essa si può osservare un sistema di sentieri corredati da aree boscate, dove sono presenti indicazioni e specificazioni botaniche di alberi e arbusti, oltre ad alcune raccomandazioni generali che consentono di conoscere i criteri di altezza e colore della vegetazione da piantare.

Questa vasta e fitta area verde è rimasta in una situazione di manutenzione differita per molti anni, sia in termini di servizi, sia per l’assenza di trattamenti fitosanitari degli alberi urbani, che hanno consentito la proliferazione su larga scala di parassiti come Phthirusa sp ed epifite come la Tillansia recurvata, oltre a un fungo noto come “scopa delle streghe” e una varietà di ficus ospitati per lo più negli alberi emblematici della città universitaria. E’ stata riscontrata, inoltre, la perdita di assi e griglie di palme tipo Chaguaramos (Roystonea venezuelana). È stato effettuato un adeguato trattamento fitosanitario, eliminando tutta la vegetazione parassitaria, nel caso della Tillandsia recurvata manualmente e nel caso della pianta emiparassita Phthirusa sp con potature leggere e, ove si è reso necessario, con potature approfondite. L’area era suddivisa in 24 settori, in cui era presente una popolazione totale di 341 specie arboree, di cui 320 richiedevano cure fitosanitarie. Tra queste, in particolare, 10 hanno riguardato la rimozione totale di alberi morti e rimasti in piedi e 7 rimozioni di ceppi esistenti da vecchi abbattimenti, eseguiti per future sostituzioni.

Al fine di sostituire gli alberi perduti nel tempo, El Bosque è stato rinfoltito con un totale di sessantacinque alberi, nello specifico con le seguenti specie: 5 palme tipo Chaguaramo venezuelano (Roystonea venezuelana), 1 albero Flamboyant (Delonix regia), 5 Frangipani (Plumeria rubra), 6 alberi Pardillo (Cordia alliodora), 10 alberi Vera (Vulnesia arborea), 5 alberi Banaba (Lagerstroemia speciosa), 10 alberi Jacaranda (Jacaranda mimosifolia D. Don), 15 alberi Apamate (Handroanthus rosea), 5 alberi di Araguaney (Handroanthus chrysanthus) e 3 Palo de María (Triplaris caracasana Cham).

GIARDINO ESTERNO DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. VECCHIO PARCHEGGIO

Nel caso del grande giardino esterno di forma quadrata della Facoltà di Architettura e Urbanistica, si trattava di uno spazio vuoto che originariamente veniva destinato al parcheggio di tale istituzione, in cui in origine erano presenti solo palme sulle sue isole perimetrali, del tipo Phoenix reclinata e Phoenix dactylifera. Lo spazio aveva subito una trasformazione negli anni settanta (SXX), quando il parcheggio fu trivellato per piantare otto alberi di Noce d’India (Aleurites moluccana) in due file parallele unite ai parcheggi; successivamente, nel 1984, fu completamente riconvertito in area verde ( Pianta Colori e Giardini N. 29 – A – 01 B. ICU / COPRED-UCV).

I lavori di recupero delle aree verdi esterne della Facoltà di Architettura e Urbanistica (FAU) sono iniziati con la rimozione delle erbacce ivi accumulate. Come anteriormente spiegato, questo grande giardino nel progetto originario era un parcheggio e, quando è stato riconvertito in area verde, terra ed erba sono stati inseriti senza rimuovere lo strato di asfalto e sono stati coperti gli scarichi. In questo modo, appariva come una grande fioriera senza possibilità di drenare l’acqua che vi si depositava. All’inizio dei lavori, sono state recuperate le otto vasche di drenaggio superficiale e, attraverso lavori di topografia, è stato riassestato il terreno in modo che l’acqua potesse defluire senza ristagnare. Il terreno è stato scarificato e il livello del suolo è stato abbassato di sette centimetri sotto le superfici. L’impianto di irrigazione è stato eseguito installando uno strato di cinque centimetri di terra nera fertilizzata, preparando il terreno per la piantagione di rampicanti, in questo caso erba Esmeralda (Zoycia emerald). Infine, i camminamenti in cemento e le superfici in pietra sono stati puliti con idrogetto.

Sono stati asportati i tronchi secchi di alcune specie che, a seguito di inondazioni e infiltrazioni di lunga data, avevano le radici attaccate dai funghi, che ne avevano provocato la morte. Nell’area verde della facciata ovest, ai piedi del murale a mosaico bicolore blu (Senza titolo, 1956) di Alejardro Otero, sono state rimosse e successivamente trapiantate cinque palme adulte, quattro palme tipo Chaguaramos (Roystonea venezuelana) e un esemplare di Palma fenice (Phoenix reclinata), che aveva germogliato per mancanza di manutenzione e si era sviluppata come una grande massa che causava danni ai servizi con le sue radici e il suo fogliame che, una volta acumulato, ha esercitato attrito sul murale, deteriorandolo. La Roystonea venezuelana è stata ricollocata nei giardini del Complesso della Facoltà di Ingegneria, ripristinando un asse perduto della stessa specie, e la Phoenix reclinata è stata trapiantata nell’angolo sud-ovest dello stesso giardino. Sono stati rimossi anche due alberi da frutto del tipo Melicoccus bijugatus, che si erano sviluppati addosso all’edificio e al corridoio, danneggiando con le loro radici l’infrastruttura (muri seminterrati); essendo fortemente infettati da nidi di formichieri o termiti (Nasutitermes spp. ), e in prossimità dei corridoi rivestiti di cemento armato, sono entrati attraverso le fessure di questo materiale, indebolendolo e ponendolo in una situazione di vulnerabilità.

Successivamente, tutti gli alberi ivi presenti (Handroanthus rosea, Peltophorum pterocarpum, Aleurites moluccana, Pithecellobium dulce, Ceiba pentandra, Mangifera indica), sani o infetti con possibilità di guarigione, sono stati curati, effettuando le opportune cure fitosanitarie ed eliminando i parassiti dalla vegetazione; nel caso della Tillandsia recurvata si è proceduto manualmente, mentre nel caso della pianta emiparassita Phthirusa sp attraverso potature leggere o approfondite, a seconda dei casi. Per il rimboschimento sono stati piantati due alberi di Aleurites moluccana, raccolti nel campus per sostituire quelli morti alla fine del loro ciclo vitale, oltre a dieci Plumerias rubras utili a rinforzare la vegetazione originaria.

Dalla proposta artistica di Víctor Valera e Carlos Raúl Villanueva, sono stati recuperati e sviluppati congiuntamente il giardino “I” (Progetto originale n. 29 A 49 Data 10-1-56. ICU / COPRED-UCV), ubicato a nord dello spazio anteriormente descritto, e il giardino “J” (Progetto originario n. 29 A 50. Data 1 – 10 – 56. ICU/COPRED-UCV), posto al piano terra dell’edificio dove sono ubicate le aule e la caffetteria. Tale attività ha previsto la demolizione dei resti di cemento ammalorato che sono stati svuotati senza criterio sulle lastre di cemento esagonali e rettangolari che, nel loro insieme, definiscono e organizzano il giardino come proposta paesaggistica integrata nei murales dell’artista plastico. Successivamente, si è provveduto al livellamento delle fiorere del giardino unitamente al livellamento del terreno. L’impianto di irrigazione per gli pratini è stato eseguito installando uno strato di cinque centimetri di terra nera concimata, preparando il terreno per la piantumazione dei rampicanti; in questo caso, nelle zone soleggiate zone soleggiate è stata piantata l’erba Zoycia smeraldo e nelle zone ombreggiate Zebrina pendula. Sono stati ripuliti rami secchi e fumigati due palme tipo Washingtonia (Washingtonia robusta Wendland). Allo stesso modo, è stato effettuato un trattamento fitosanitario su un albero di Guava brasiliana (Acca sellowiana) e un albero di Taparón (Couroupita guianensis Aubl). Lo spazio è stato rimboschito con un albero di Guayabita del Perù (Psidium cattleianum)

AREE VERDI DEL COMPLESSO DELLA FACOLTA’ DI INGEGNERIA

I giardini del complesso della Facoltà di Ingegneria, fanno parte delle direttive sugli spazi vuoti del campus, dove i parcheggi inseriti tra i corpi inferiori degli otto edifici che li compongono sono stati coinvolti in combinazione con aree verdi, collegate mediante corridoi coperti (Pianta 25-A-11). Alla fine degli anni ottanta (SXX), la maggior parte di essi furono convertiti in campi sportivi o aree verdi e furono impiantati terra ed erba senza asportare lo strato di asfalto. I lavori di recupero hanno consistito nell’asportazione della sterpaglia ivi accumulata; dopodichè, il terreno è stato scarificato e il livello del terreno è stato abbassato di sette centimetri sotto le superfici. L’impianto di irrigazione per i pratini è stato eseguito installando uno strato di cinque centimetri di terra nera fertilizzata, preparando il terreno per la piantagione di rampicanti, in questo caso l’erba Esmeralda (Zoycia emerald). Infine, i camminamenti in cemento e le superfici in pietra sono stati puliti con idrogetto.

I giardini possiedono una vegetazione arborea significativa, che fa parte della collezione della Città Universitaria di Caracas, ma sono stati trovati anche alcuni alberi da frutto che crescevano spontaneamente e si sviluppavano nei pressi degli edifici storici, compromettendo seriamente sia gli immobili che i passanti. Per questo motivo, l’approccio inziale è stato di emergenza: sono stati individuati alberi di grandi dimensioni in via di decomposizione, come nel caso della specie Bucare o Erytrina Poepoiniana, capaci di raggiungere un grande sviluppo in altezza e massa in breve tempo e caratterizzati dall’avere una breve durata e collassare alla fine del loro ciclo di vita. Si è reso necessario rimuovere un enorme tronco marcio, nell’accesso a volta tra gli edifici di Ingegneria Petrolifera ed Ingegneria Elettrica, poiché i grossi rami avevano iniziato a cedere spontaneamente. Successivamente, sono state effettuate delle potature bilanciate e una pulizia dai parassiti sui grandi alberi della specie Caobo (Swiettenia macrophilla), circa 65 esemplari, che costituiscono un importante gruppo di alberi nella proposta di arborizzazione degli anni Cinquanta di Villanueva. Allo stesso modo, su alcune specie è stato eseguito un trattamento fitosanitario: 5 Palo de María (Triplaris caracasana Cham), 3 Apamate (Handroanthus rosea), 2 Samán (Samanea saman), 5 Bucare (Erytrina Poepoiniana), 25 Urape (Bauhinia purpurea), 1 Ceiba (Ceiba pentandra), 3 Yacure (Pithecellobium dulce), 5 Mango (Mangifera indica), 4 Noce indiano (Aleurites moluccana), 5 Alberi del Viaggiatore (Ravenala madagascariensis), 25 Chaguaramo cubano (Roystonea regia), 5 Chaguaramo venezuelano (Roystonea venezuelana), 4 palme Washintonia, tra le altre.

Per quanto riguarda la collezione di palme presenti nei giardini, sono risultate fortemente colpite dal verme delle palme (Brassolis sophorae), nello specifico dalla Roystonea venezuelana, a causa della massiccia nidificazione di un uccello proveniente dal sud del Paese introdotto dal traffico di specie selvatiche nella città di Caracas, conosciuto come Ara blu e gialla (Ara ararauna). Ciò ha causato un’importante perdita di assi e griglie della Roystonea venezuelana, rispetto all’approccio paesaggistico originale di Carlos Raúl Villanueva. In questo caso, sono stati asportati (previa verifica dell’assenza di nidi) undici tronchi morti in piedi della suddetta palma, al fine di ripiantare questa specie autoctona, ripristinare quell’importante asse e preservare la proposta paesaggistica.In totale, sono state rimboschite 18 Roystonea venezuelane in sostituzione delle palme morte. La potatura dei rami alti delle Palme Arecas (Dypsis lutences), poste lungo il perimetro dei corridoi coperti, è stata effettuata per evitare che i loro frutti ostruissero gli scarichi e favorissero l’accumulo di acqua sulla superficie ondulata del tetto.

Nella planimetria “Giardini tra la Scuola di Ingegneria e la Facoltà di Scienze Umanistiche” del patio Nord dell’edificio della Scuola di Base di Ingegneria (Piano 36-A-1-1c), il Maestro Villanueva propone di piantare, nelle fosse degli alberi, esemplari di medie dimensioni: sulla base di tale indicazione, è stato effettuato un rimboschimento con la messa a dimora di 20 alberi della specie Bayrum (Pimenta racemosa)

AREA VERDE CENTRALE. ISTITUTO DI MEDICINA SPERIMENTALE E ISTITUTO ANATOMICO

Il disegno accademico che ha dato origine al primo schema assiale del campus, partito dall’Ospedale Clinico Universitario e unito ai primi due Istituti di Medicina, è stato riflesso nel disegno dei percorsi pedonali per l’area verde tra l’Istituto Anatomico e l’Istituto di Medicina Sperimentale. Esso è stato inizialmente concepito all’interno di un concetto rigido e simmetrico (Piano Nº16 – G – 15. Collezione CUC-ICU / COPRED-UCV), che è stato modificato dopo la sua costruzione e, successivamente, sostituito da uno completamente diverso e organico (Piano 16 – G – 15 B1 Collezione CUC-ICU/ COPRED-UCV). Collegata agli spazi esterni dell’Istituto Anatomico, è presente la scultura di Francisco Narváez, dal titolo: La Ciencia, dell’ anno 1950, situata sulla terrazza del primo piano e visibile dai giardini, in corrispondenza dell’altra scultura dello stesso autore, collocata simmetricamente sulla terrazza dell’edificio dell’Istituto di Medicina Sperimentale, intitolata La Educación, del 1950. Al piano terra dell’ingresso di quello stesso edificio si trova un murale di Francisco Narváez, senza titolo, del1951.

I lavori realizzati nei giardini perimetrali esterni degli edifici dell’Istituto di Medicina Sperimentale (IME) e dell’Istituto Anatomico (IA), sono stati svolti a partire dalla potatura dei grossi rami di 2 alberi della specie Jabillo (Hura Crepitans), il cui sviluppo in altezza e chioma superava la facciata nord dell’IME e ricopriva i tetti di entrambi gli edifici, provocando l’ostruzione degli scarichi e il loro malfunzionamento; contestualmente, è stato eseguito il diserbo delle aree verdi, per poi rimuovere le piantine attraverso il recupero di specie arboree che, per germinazione spontanea, avevano cominciato a svilupparsi nei giunti e negli scarichi, compromettendo il funzionamento dei servizi di entrambi gli edifici.

Era molto importante abbattere gli alberi di Castagno (Pachira insignis) mediante potatura, poiché i cui rami, molto vicini alle sculture di Narváez, avevano causato l’alterazione dell’aspetto della pietra Cumarebo con cui sono state realizzate, a causa dell’ umidità che hanno prodotto.

Si è reso necessario eseguire lavori di livellamento sulle lastre di cemento a forma libera che costituiscono il percorso nord del giardino centrale tra i due edifici; il terreno è stato scarificato e il livello del suolo è stato abbassato di sette centimetri sotto le superfici. L’impianto di irrigazione per i pratini è stato realizzato installando uno strato di cinque centimetri di terra nera fertilizzata, preparando il terreno per la piantagione di rampicanti, in questo caso l’erba Esmeralda (Zoycia emerald). Infine, i camminamenti in cemento e le superfici in pietra sono stati puliti con un idrogetto per recuperare l’immagine del paesaggio proposto in questo grande spazio verde.

È stato necessario potare i due grandi massi di bambù (Bambusa vulgaris), situati nell’area verde adiacente ai due lati della caffetteria della Facoltà di Medicina, il cui sviluppo in quota e i cui rami secchi rappresentavano un elevato rischio di crollo, che poteva causare danni al soffitto del corridoio o ai pedoni.

RIFLESSIONE FINALE

È importante capire che un intervento di manutenzione intensivo e su larga scala nelle ampie aree verdi del campus genera un grande impatto visivo.Normalmente, questo tipo di lavoro viene svolto in più fasi, eseguendo potature manutentive preventive o la rimozione di specie morte e, se non viene eseguito in modo esaustivo, in futuro può causare la perdita di massa vegetale. Mantenere l’equilibrio tra la conservazione del complesso edilizio riconosciuto come patrimonio dell’UNESCO (2000), nonché l’originario progetto paesaggistico del Maestro Villanueva, e al suo interno i suoi alberi e la fauna associata a questa vegetazione, oltre a garantire la sicurezza delle persone che transitano il campus, non è un compito facile. E’ necessario un lavoro di squadra, con una visione globale e completa che parte da criteri tecnico-scientifici. L’obiettivo principale di questi lavori è il salvataggio degli alberi urbani piantati negli anni Cinquanta del XX secolo nel progetto paesaggistico originale del Maestro Villanueva, incarnato nei piani dell’ICU, generando le condizioni affinché il loro mantenimento sia sostenibile nel tempo.

Arch. Dott.ssa Aguedita Coss

Carlos Raúl Villanueva 1900 – 1975

Carlos Raúl Villanueva, nació en Londres en 1900, hijo de Carlos Antonio Villanueva, ingeniero civil y diplomático venezolano y de Paulina Astoul, dama francesa de la alta sociedad.

Se gradúo de arquitecto en la Escuela Nacional Superior de Bellas Artes de París en 1928 (revalidando su título en 1936 en la Universidad Central de Venezuela). En 1937 realizó estudios complementarios de urbanismo en la Universidad de París.

En 1929 regresa a Venezuela y se residencia en Caracas. Es contratado por el Ministerio de Obras Públicas como arquitecto con el cargo de Director de Edificaciones, donde trabaja durante 10 años, proyectando durante ese lapso la Plaza Bolívar, la Plaza de Toros y el Hotel Jardín, en Maracay, estado Aragua y en Caracas, el Manicomio de Lídice, la Plaza Carabobo y los Museos de Bellas Artes y de Ciencias Naturales.

Museo de Bellas Artes, urbanización Los Caobos, Caracas, proyectado y construido en 1935 e inaugurado en 1938.

Museo de Ciencias Naturales, urbanización Los Caobos, Caracas, proyectado también en 1936 e inaugurado en 1939.

En 1942 el Banco Obrero BO (institución venezolana creada para planificar, diseñar, construir y adjudicar viviendas para la clase obrera y media) organiza un concurso para la Reurbanización de El Silencio, un barrio marginal del centro histórico de la capital, el cual es ganado por Carlos Raúl Villanueva. El notable conjunto residencial de siete bloques, algunos de cuatro niveles, otros de hasta siete, con comercio en la planta baja, fue construido en 30 meses durante la presidencia de Isaías Medina Angarita e inaugurado por él en 1945.

En 1943 el Gobierno Nacional, presionado por la necesidad de dotar a la capital de un hospital, una facultad de medicina y una universidad más de acuerdo con el crecimiento población del momento, luego de considerar diversas opciones decide comprar la Hacienda Ibarra de 220 Ha. ubicada en la periferia de la ciudad, para construir la Ciudad Universitaria de Caracas – CUC.

El día 2 de enero se crea el Instituto de la Ciudad Universitaria decretándose su construcción. Carlos Raúl Villanueva inicia la concepción del Plan General para la CUC el cual fue proyectado y construida entre los años 1943 y 1972, proyecto expuesto en detalle en esta Bienal de Venecia 2023.

En el año 1945 Carlos Raúl Villanueva se vincula al Banco Obrero (BO) asesorando o proyectando, conjuntamente con jóvenes arquitectos venezolanos, la construcción de múltiples conjuntos urbanos y sus edificaciones en las principales ciudades del país. Vale destacar la Urbanización 23 de enero (anteriormente 2 de diciembre) diseñada entre 1955-1957 con la colaboración de los arquitectos Carlos Brando, José Manuel Mijares y José Hoffman.

En 1967 realiza conjuntamente con el ingeniero Ricardo de Sola y el arquitecto Arthur Erickson, el artista plástico Jesús Soto y el músico Antonio Estévez, el Pabellón de Venezuela para la Expo-67, Montreal, Canadá.

En 1970 proyecta su última obra, el Museo de Arte Moderno Jesús Soto, ubicado en Ciudad Bolívar, estado Bolívar, el cual se termino de construir dos años después.

 

Lista de quienes colaboraron con el Maestro Carlos Raúl Villanueva en la materialización de la Ciudad Universitaria de Caracas.

En 1942 el Ministerio de Obras Públicas MOP comisiona para elaborar un estudio y un anteproyecto de la C.U.C. (incluyendo al Hospital Clínico Universitario) a la Comisión de Estudios de la Ciudad Universitaria, integrada por el arquitecto Carlos Raul Villanueva y los ingenieros Armando Vegas Sánchez y Guillermo Herrera Umerez.

Esta Comisión es asesorada en su trabajo sobre el campus de la universidad. por el Dr. Frank Mc Vey, Presidente Emeritus de la Universidad de Kentucky, EEUU, educador con una reconocida experiencia en planes universitarios en ese país y por el Dr. Thomas. R. Ponton, médico norteamericano especialista en hospitales que asesoró a la comisión siendo contratado para tal fin en 1943.

El proyecto estructural y de instalaciones fue realizado por el grupo Pardo, Proctor, Freeman & Mueser, Consultores, conjuntamente con los ingenieros Armando Vegas, Hérman de las Casas, Edgar D. Martin y el Dr. Thomas. R. Ponton.

La Comisión Asesora, ampliada con la participación de los ingenieros Edgar Pardo Stolk, Carlton S. Proctor y William Henry Mueser.

El Hospital Clínico Universitario se construyó entre los años 1943 y 1956.

El Maestro Villanueva proyecto la totalidad de los edificios que integran la C.U.C. En solo dos de ellos tuvo colaboradores: Gorka Dorronsoro en el edificio de la Escuela de Ingeniería Sanitaría y nuevamente Dorronsoro y Juan Pedro Posani en la Facultad de Economía.

Trabajaron junto a él 36 ingenieros calculistas, muchos de ellos extranjeros residenciados en el país, dos empresas de ingenieros consultores, la mencionada Pardo, Proctor, Freeman & Mueser Consultores y la Bolt, Beranek & Robert Newman, Inc., consultores de acústica.

Trabajaron 43 dibujantes produciendo los 3.600 planos originales archivados y preservados por el Consejo de Preservación y Desarrollo de la UCV- COPRED, ya digitalizados.

Participaron en el mundialmente reconocido proyecto de Síntesis de las Artes , integrando sus obras a la arquitectura 25 artista vanguardistas, diez de ellos venezolanos, uno cubano, otro norteamericano y el resto europeos.

 

Colaboraron con el Maestro Carlos Raúl Villanueva en la materialización de la Ciudad Universitaria de Caracas los siguientes profesionales:

Hospital Clínico Universitario

Anteproyecto, Comisión de Estudios de la Ciudad Universitaria, 1942

arq. Carlos Raul Villanueva, ing. Armando Vegas Sanchez, ing. Guillermo Herrera Umerez

Proyecto estructural y de instalaciones: Pardo, Proctor, Freeman & Mueser Consultores

Ing. Armando Vegas, ing Hérman de las Casas, Ing. Edgar D. Martin, Dr. Thomas. R. Ponton

Proyecto final,

Arquitecto Carlos Raúl Villanueva

Ingenieros Ing. Edgar Pardo Stolk, ing. Carlton S. Proctor. ing. William Henry Muesar

Dibujantes, Mario Briceño, E. Palacios, Escobar

Artista participantes. Mateo Manaure.

Instituto de Medicina Experimental e Instituto Anatómico

Ingenieros Oficina de Ingeniería Willy Ossott, Juan Hernández, J. Lira, R. Herrera, Pardo, Proctor, Freeman & Mueser Consultores

Artista participantes. Francisco Narváez

Instituto Anatomopatológico e Instituto de Inmunología

Ingenieros Pardo, Proctor, Freeman & Mueser Consultores, Kaltenstadler

Dibujantes, Mario Briceño, Facci Lodi, J.P.T., Brkich, David León, G. Bermúdez, Yolanda Roz y F. de Llano.

Escuela de Enfermeras / Escuela de Medicina Luis Razetti

Ingenieros Pardo, Proctor, Freeman & Mueser Consultores. Dr. Ellemberg

Dibujantes F. de Llano, Rupérez, M.M. Claudet, Brkich, Walder, Brundri, Savino.

Artista participantes. Braulio Salazar.

 

Instituto de Medicina Tropical

Ingenieros J. Brgek, Bolt Beranek & Newman, Inc., C. Hiedra, J.A. Delgado

Escuela Técnica Industrial

Ingenieros Oficina de Ingeniería Willy Ossott.

Dibujantes G. Savino, G.A. Suárez, G. Bermúdez, Padrón, F. Barrios

Artista participantes. Mateo Manaure.

Residencias Estudiantiles y de Profesores

Ingenieros J. Brgek

Dibujantes G. Bermúdez, L.V. Brkich, Belisario, E. Eskenazi, Gavino, F. de Llano, I.T. Mora, Juan Pedro Posani, A. Rodríguez

Comedor Universitario y Tienda

Ingenieros Kravchenko

Dibujantes G. Bermúdez, L.V. Brkich, Belisario, E. Eskenazi, Gavino, F. de Llano, I.T. Mora, Juan Pedro Posani, A. Rodríguez

Artistas participantes. Mateo Manaure (Techo) y Francisco Narváez (mural)

Instituto Botánico

Ingenieros Bolt, Beranek & Newman Inc., B. Kasimirov, Miller. y C.L.P.

Artistas participantes. Wifredo Lam y Francisco Narváez

Jardín Botánico

Ingeniero Brcek

Conjunto de Edificios de Ingeniería

Ingenieros Salomón Epelboim, Hiedra López, Kaltenstandler, J.A. Delgado

Artistas participantes. Alejandro Otero, Mateo Manaure

Estadio Olímpico

Ingenieros L. Bello. Blas Lamberti, Alfredo Rodríguez Delfino, ChristianI &

Nielsen, C.L.P.

Dibujantes Bianchet, Puig, Franco Acaleo, Bríton, I. Walder, W. Suesskind, Mara, S. Shlajav, Rupérez

Artistas participantes. Carlos González Bogen, Mateo Manaure, Francisco Narváez, Armando Barrios.

Estadio de Beisbol

Ingenieros Stellingtani, Oscar Pardo y Karabanovich

Dibujantes Bianchet, Puig, Franco Acaleo, Bríton, I. Walder, W. Suesskind, Mara, S. Shlajav, Rupérez

Artistas participantes. Carlos González Bogen, Mateo Manaure, Francisco Narváez, Armando Barrios.

Conjuntos Piscinas y Gimnasia Olímpica

Ingenieros Salomón Epelboim, Hiedra López, R. Kaltenstandler, J.A. Delgado

Dibujantes Peña Jaimez, Escobar, Carlos Escalona, Víctor Marchena, López

Padrón, Jesús Díaz, F. Ramírez, M. Alvarado, Luis M.L, F. de Llano, Isabel

Teresa, A. Iglesias y B. Werner

Edificio del Rectorado

Artistas participantes. Pedro León Castro, Héctor Poleo y Oswaldo Vigas

Plaza Cubierta

Artistas participantes Jean Arp, Henri Laurens, Baltasar Lobo, Fernand Léger,

Mateo Manaure, Pascual Navarro y Víctor Vasarely

Aula Magna

Construcción, ChristianI & Nielsen.

Consultor en Acústica Bolt Beranek & Robert Newman, Inc.

Artistas participantes. Alexander Calder, Carlos González Bogen y Mateo Manaure.

Sala de Conciertos

Ingenieros en Acústica Bolt Beranek & Robert Newman, Inc.

Artistas participantes. Mateo Manaure, Pascual Navarro, Víctor Vasarely y Antoine Pevsner.

Biblioteca Central

Artistas participantes Carlos González Bogen, Fernand Léger, Pascual Navarro y Alirio

Oramas

Pasillos Cubiertos

Ingenieros R.L. Herrera, Ramos, Juan Otaola Pavan, Oscar Benedetti, Pietri, S. Sagarna, R. Kaltenstandler y Jakovlev

Estructuras Libre

Ingenieros R. Kaltenstandler y Jakovlev

Facultad de Humanidades y Educación

Artistas participantes Jean Arp, Sophie Taueber-Arp y Víctor Valera

Facultad de Arquitectura y Urbanismo

Ingenieros R. Kaltenstandler, A. Kravichenko y L. Arocha, Antonio J. Fuenmayor y C.

Rodríguez Uzcanga

Artistas participantes Alejandro Otero, Miguel Arroyo, Alexander Calder, Gego, Mateo

Manaure, Francisco Narváez, Alirio Oramas, Jesús Soto y Víctor Valera

Facultad de Odontología

Ingenieros Salomón Epelboim, Hiedra López, R. Kaltenstandler, J.A. Delgado y Fernández Esté.

Artista participante Mateo Manaure,

Facultad de Farmacia

Ingenieros Salomón Epelboim, Hiedra López, R. Kaltenstandler, J.A. Delgado y Fernández Esté.

Artista participante Mateo Manaure,

Facultad de Economía y Ciencias Sociales

Arquitectos Carlos Raúl Villanueva con la colaboración de Gorka Dorronsoro y Juan Pedro Posani

Escuela de Ingeniería Sanitaria

Arquitectos Carlos Raúl Villanueva con la colaboración de Gorka Dorronsoro

Gimnasio Cubierto

Ingeniero Rodolfo Kaltenstadler

Construcción Técnica Constructora, C.A

Constructora Sur-Americana, C.A. (CONSACA).

Artista participantes en el proyecto de Integración de las Artes.

Jean Arp, Miguel Arroyo, Armando Barrios, André Bloc, Alexander Calder, Omar Carreño, Carlos González Bogen, Wifredo Lam, Henri Laurens, Fernand Léger, Pedro León Castro, Baltasar Lobo, Mateo Manaure, Francisco Narváez, Pascual Navarro, Alirio Oramas, Alejandro Otero, Antoine Pevsner, Héctor Poleo, Braulio Salazar

Jesús Soto, Sophie Taeuber-Arp, Víctor Valera, Víctor Vasarely y Oswaldo Vigas